domenica 17 marzo 2013

Diario 215

Diario 215
11 – 18 marzo 2013

  • Presidenti, bene, bene
  • Governo, osare
  • Il tramonto della “stella” di Monti e il nuovo presidente della Repubblica
  • Presidente, ci delude
  • Francesco, Papa
  • Citazioni: nel bene e nel male (Paolo Gentiloni, Guido Molteno)
 
Presidenti, bene, bene
La nomina di Laura Boldrini e di Pietro Grasso, rispettivamente presidente della Camera dei Deputati e del Senato è una buona notizia. Buona notizia su diversi piani; prima di tutto le personalità dei due candidati, con una storia esemplare di impegno su terreni molto accidentati; non può non destare ammirazione per il centro sinistra di aver proposto l’elezione di “matricole”, nessuno dei due ha un passato parlamentare, certo un segno dei tempi, ma anche la capacità di cogliere il vento del cambiamento; infine avere costretto il Movimento 5 stelle a fare i conti con la pratica politica, costringerli a scegliere. Non è importante che i senatori del Movimento si siano divisi, ma è importante che abbiano cominciato a misurare la possibilità di introdurre cambiamenti senza aspettare il 51% dei voti, che forse non arriveranno mai.
Inoltre l’aver tagliato fuori il PDL non è poco. Per il PDL  l’essersi incaponiti su un personaggio non solo vecchio ma anche impresentabile non li ha giovati, ma dato come il successo elettorale è stato ottenuto, non poteva fare diversamente. Su Monti vale la pena di fare più avanti un discorso critico molto ruvido, sul piano politico e sulla moralità civica.
Dalla nomina dei due presidenti si può essere molto soddisfatti qualsiasi sia la durata della legislatura.

Governo, osare
Sembra chiaro che il tentativo di Bersani di formare un governo dopo le elezioni dei presidenti delle camere ha acquistato una maggiore consistenza, ma esso appare ancora incerto. Se l’innovazione dimostrata nella scelta delle due candidature alle presidenze riuscisse ad essere un prassi corrente le sue possibilità crescerebbero.
La posizione del Movimento 5 stelle non è più così granitica; si è cominciata a fare strada l’idea che la sua forza possa essere utilmente spesa, proprio nella linea del cambiamento, e che non si deve considerare un suicidio politico dialogare  con i partiti “tradizionali” (personalmente credo che, nonostante le previsioni, un ritrarsi del Movimento potrebbe costargli, questo si,  molto caro).
Sarebbe un suicidio da parte del PD un governissimo, nonostante le pressioni interne ed esterne; ma non si tratta di rigetto a fronte di una permanenza di Berlusconi, ma di una incompatibilità politica e programmatica. Sarebbe lo stesso  appoggiare un governo tecnico, di scopo, del presidente, ecc. che non sarebbe altro che un governare  insieme al PDL.
Ma se Bersani non dovesse farcela un  ritorno alle elezioni viene descritta come una tragedia. Io non lo credo, ma non ho titolo.
Se le elezioni fossero vissuti come tragedia non resterebbe che continuare ad osare: un governo “grillino”, al quale il PD garantisse una fiducia tecnica, riservandosi di giudicare poi ogni singolo provvedimento e votare di conseguenza. Al PD resterebbe una forte iniziativa parlamentare sui provvedimenti da prendere per salvare gli italiani. Insomma fare quello che avrebbe dovuto fare il Movimento.
Una soluzione che sicuramente è fuori dalla logica politica corrente, ma forse adatta ad una situazione eccezionale, ma anche al risultato elettorale. Non si tratterebbe, infatti, né di una goliardata, né di disconoscere i problemi del paese, ma di una corrispondenza all’esito elettorale.
Il mio amico Arnaldo obietta che mai Napolitano (e Monti)  permetterebbe una soluzione di questo tipo, ma Napolitano non può sostituirsi al Parlamento, così come, argomenta,  non potrebbe accettarlo l’Europa. Ma l’Europa ogni volta che si intromette nelle faccende politiche dei singoli stati fa disastri (vedi Grecia).
Obiezioni e osservazioni tutte condividibili e ragionevoli, ma l’elettorato italiano ha votato ed ha espresso una fortissima ansia di rinnovamento (anche se spesso confusa). Avanzare obiezioni di principio che cerchino di delegittimare il successo del Movimento, potrebbe avere conseguenze più gravide nel futuro. Non è escluso che anche il Movimento sia spinto a rinunziare alla possibilità di formare un governo senza una maggioranza stabile, ma quale sarebbe il significato di una tale posizione rispetto agli elettori del Movimento? È  immaginabile che Grillo richieda all’elettorato una maggioranza del 51% , senza la quale non può governare (uguale alla richiesta fatta da Berlusconi). Per quando disorientato sia l’elettorato non credo che si acconcerebbe a soddisfare questa pretesa di Grillo che mostrerebbe un approccio alla politica autoritario.
Ma dopo la divisione del gruppo del Movimento al Senato, forse anche Grillo e i grillini devono prendere atto che una posizione arroccata non garantisce né la vittoria futura, né il rinnovamento.

Il tramonto della “stella” di Monti e il nuovo presidente della Repubblica
Non si può mai dire, ma si può azzardare che dopo le ultime mosse la stella di Monti sia al tramonto. Ha inanellato una seria di errori, ma non si dica che sono stati dettati da ingenuità, né scelte per il bene del paese; a me sembrano scelte da ingordigia di potere.
Si è presentato alle elezioni perdendo la sua terziarità, convinto che gli italiani gli avrebbero garantito un sorta di plebiscito. Sconfitto alle elezioni, non ha riconosciuto l’errore, ma dalla pochezza del risultato  ha dichiarato che come non mai il suo gruppo centrista sarebbe stato indispensabile.
Nei giorni scorsi ha avanzato la sua candidatura a presidente del Senato. A questo scopo si sarebbe dimesso lasciando il governo in mano ad un vicario. Una manovra che è stata bocciata dal Presidente della repubblica (giusta mossa),sia per ragioni politiche che istituzionali. Obiezioni alle quali, obtorto collo ha dovuto cedere.
Ma perché Monti voleva la seconda carica dello stato?
Quella poltrona gli doveva servire per il salto al Quirinale, palazzo al quale fortemente aspira. Sempre per questo scopo costringe i suoi senatori a votare scheda bianca per l’elezione del presidente del senato. Una equidistanza che non è, né potrebbe essere, apprezzata né dallo schieramento di centro-destra, né da quello di centro- sinistra, ma vista negativamente da ambedue i fronti. Altro errore di ambizione, fuori dai giochi ed equidistante, questo egli pensa, avrebbe garantita la sua elezione a presidente della Repubblica. Altro errore.
Il professor Monti pretende e continua a pretendere, questo è il verbo che sa coniugare meglio (il che rende credibile la voce secondo la quale avrebbe  preteso, per assumersi l’onere del governo tecnico, che Napolitano lo nominasse senatore a vita). Ma è un brutto verbo, come si insegna ai bambini, non coniugabile neanche da chi è stato considerato “salvatore del paese”.
L’innovazione introdotta nella nomina dei presidenti nelle due camere non può non influire pesantemente sulle candidature al Quirinale, il PDL pare punti su Berlusconi (non c’è fine all’arroganza) per magari ripiegare su Gianni Letta (il “maggiordomo”), invotabili ambedue. Ci si aspetta dal centro sinistra una o più candidature in linea con quelle delle presidenze delle due camere, mettendo da parte i nomi che circolano, anche se degni.       
 
Presidente, ci delude
Non sono un grande estimatore del presidente Napolitano, la penultima sua manifestazione di pensiero non l’ho trovata né ben calibrata, né costituzionalmente esatta (dichiarazione in parte corretta). Che vuol dire che deve essere garantita la possibilità al capo del PDL di partecipare all’attuale complicata fase politica? Vuol dire che i processi si devono interrompere? Vuol dire che l’eventuale istruttoria deve essere fermata? Ma non è previsto dal nostro ordinamento costituzionale, a garanzia dei cittadini e della Repubblica, l’autonomia della magistratura e l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge?
L’invito alla magistratura di essere sensibile alle necessità della politica, mi pare molto mal posta, soprattutto nel contesto nel quale è solito muoversi Silvio Berlusconi: la prescrizione l’arma preferita di difesa, oltre le leggi di depenalizzazione di certi reati, come il falso in bilancio, ecc.
La manifestazione degli onorevoli al tribunale di Milano andava e va condannata, non tanto come manifestazione in se stessa, ma in quanto fatta dagli onorevoli e senatori, cioè membri di un potere costituzionale, quello legislativo, che non può intimidire (una manifestazione di quel tipo è un tentativo di intimidazione) un altro organo costituzionale quello giurisdizionale.
Non si può apparire, anche solo apparire, “equidistanti” tra torti e ragioni.     
 
Francesco, Papa
È meglio un Papa che guarda ai poveri che uno che guarda anche agli affari; è meglio un Papa che stupisce con il saluto “buona sera”, che un Papa paludato; è meglio un Papa che si pone il problema dell’evangelizzazione piuttosto che il potere della chiesa. Francesco sembra questo e altro ma su questa linea.
Comunque, per quel poco che mi riguarda, si può essere contenti, ma, comunque, guarderemo ai fatti e non solo alla strategia comunicativa.    
 

Citazioni: nel bene e nel male

Paolo Gentiloni, La Repubblica, 11 marzo 2013
“Matteo (Renzi) è stato molto corretto è stato leale, ha dato sostegno al PD durante tutta la campagna elettorale e a Bersani. Ma è evidente che ora ha dovuto cambiare programmi e attitudini: si era messo l’anima in pace immaginando i tempi lunghi o medi della nuova legislatura, la situazione che si è venuta a creare, credo, cambia il gioco” (non esageriamo, il merito di Renzi è quello di essersi comportato come avrebbe dovuto comportarsi? Inoltre se cambiano i giochi li cambiano veramente, non ci sono ”investiti” a prescindere, nel nuovo clima possono manifestarsi personalità anche più interessanti. Non lasciamoci influenzare dall’elezione del Papa, arrivato secondo a Conclave precedente  e ora primo, lo stesso dovrebbe capitare a Renzi alle primarie?).

Guido Molteno, Europa, 15 marzo 2013
“Sì, nelle comunità italiane, specie oltre oceano, la scelta di Bergoglio è la scelta di uno di loro. È il primo papa figlio di immigrati. Figlio di immigrati italiani. Un figlio dell’altra Italia, quella costituita dai cinquanta, forse sessanta milioni di discendenti italiani e dai quattro milioni di emigrati ancora con passaporto italiano, tanti quanti siamo noi qui, nella Penisola… Sarà stato anche il frutto di un compromesso, l’elezione del sobrio e impacciato figlio di una coppia d’immigrati originari del Piemonte, ma di sicuro riflette l’onda inarrestabile che investe i paesi occidentali e non solo e che non poteva risparmiare la chiesa. È l’onda lunga della società plurale e multietnica, nella quale la componente degli immigrati ridisegna il paesaggio demografico. L’America è oggi governata dal figlio di un immigrato africano, la chiesa dal figlio di un immigrato piemontese”.


mercoledì 13 marzo 2013

Diario 214



Diario 214
4 – 10 marzo 2012

ñ  Che fanno? Cosa si può fare?
ñ  Perché c’è questo disamore per la sinistra?
ñ  La visita fiscale           
ñ  Citazione: nel bene e nel male (Guido Rossi, Josephe Stiglitz, Matteo Orfini, Beppe Grillo, Ada Gobetti, Silvio Berlusconi,Andrea Fumagalli)


Che fanno? Cosa si può fare?
Sarebbe logico che, data la revisione di linea fatta dal PD, anche se parziale, e la disponibilità mostrata nel cogliere la domanda degli elettori come espressa dai risultati elettorali, che si riuscisse a costruire un governo di collaborazione tra PD e Movimento 5 stelle. Una soluzione di questi tipo non solo sarebbe logica ma sarebbe anche molto utile per il paese e riuscirebbe a cogliere l’ansia di innovazione espressa dalla maggior parte degli elettori. Ma non sempre quello che appare logico e utile si realizza.
Se questa prospettiva non si realizzasse, come pare facile, bisognerebbe chiedersi perché.
I punti programmatici non pare costituiscano un ostacolo;  un confronto (non una trattativa) tra le due forze politiche su tali punti non c’è stata ancora, non si sa si ci sarà mai. Se avvenisse non credo possano costituire  un problema.
In realtà il Movimento 5 stelle e il leader (o i loro leader) non vogliono nessun contatto con i partiti, un contatto che verrebbe considerato un inciuccio e il tradimento del programma del Movimento.  Si tratta di una dichiarazione grave, che esclude qualsiasi incontro e collaborazione tra forze politiche anche in presenza di comuni obiettivi. Si tratta della demonizzazione di qualsiasi collaborazione. Il Movimento 5 stelle ha la pretesa di rappresentare tutto il “popolo”, e disconosce alcuni milioni di elettori che la pensano diversamente.
Senza fare processi alle intenzioni, ma da quello che sento il Movimento sarebbe felice di una soluzione che vedesse insieme PD e PDL (un vero inciuccio) in un governo debole e litigioso dalla durata molto ridotta, per poi andare a nuove elezioni nelle quali il Movimento si presenterebbe come “puro” e l'unico che possa rappresentare il “rinnovamento”. Non è chiaro come possa rappresentare tale istanza  non avendo colto l’occasione di un governo di cambiamento. ( Resta sempre la possibilità, che però mi pare infondata, che i giovani deputati e senatori del Movimento riescano a ragionare e non solo a seguire le dichiarazione dei leader, e quindi rendano possibile la nscita di una governo).
Il Movimento spinge, di fatto, all’ingovernabilità nella speranza (non si sa quanto fondata) che l’elettorato lo premi con la maggioranza assoluta e contemporaneamente premi la speculazione finanziaria che nell'instabilità si muove come pesce nell'acqua. Puntare in futuro ad una maggioranza unica con un partito unico, sarebbe la negazione di ogni democrazia (non lo chiamiamo fascismo, ma …). Quello che il Movimento cataloga come “inciuccio” è la collaborazione, certo onesta e trasparente, tra forze politiche simili ma non uguali, che si accordano sulle cose da fare. Si può sostenere che nel passato questa chiarezza e trasparenza sia mancata, ma sembra una buona occasione per imporla. Un partito di maggioranza assoluta sicuramente può rinunziare alla collaborazione ( se poi avesse il 100% è chiaro che il problema non si porrebbe), ma chi dice che sia meglio e che non sia foriero di cose peggiori.
Si dice gli eletti del Movimento siano  “un’altra cosa” rispetto alla tradizione politica del paese: sono persone pulite, oneste, ecc. non faccio fatica a crederlo, ma ho capito una cosa, che la leadership del Movimento ha in uggia ogni possibilità che qualcuno “emerga”, che gli eletti decidano in modo autonomo (la polemica sul vincolo di mandato  degli eletti mi sembra un segnale di questa deriva). Negare la possibilità che eletti del Movimento o comunque iscritti possa apparire in TV a rappresentare il Movimento, la capisco ma mi pare preoccupante. Così come l’eccesso di democraticismo può nascondere dell’altro. La decisione che i “capi gruppi” del Movimento al senato e alla camera resteranno in carica per tre mesi e poi si cambi a rotazione, sembra una istanza democratica, e sicuramente possiede una componente di questo tipo, ma contemporaneamente una procedura di questo tipo nega la possibilità di una professionalità istituzionale e  di permettere,  sulla base anche di una esperienza significativa di tipo istituzionale, l'emergere di una più allargata leadership del Movimento. 
Si parla della possibilità della  la nascita di un governo “tecnico” (un governo del Presidente) guidato da una personalità estranea ai partiti che abbia un programma ridotto (tra cui la riforma elettorale, un obiettivo, l'esperienza ci suggerisce, in realtà molto difficile). Ma chi appoggerebbe questo governo? Il Movimento almeno nel suo leader sembra di no. L’appoggio di  PD, PLD sembra impossibile. A parte il fatto che un governo di questo tipo, siccome non nascerebbe nel vuoto, rischia di essere l’espressione più pura dell’inciuccio.
Non resterebbero,. Fermo restando alcune questioni istituzionali di non poco peso, le elezioni. Non bisogna temerle, anche con la stessa legge elettorale, il Movimento è sicuro di guadagnare, ma forse non sarà così; e poi sia detto con schiettezza il paese avrà il governo che vorrà, gli elettori hanno tutti gli elementi per decidere. Le elezioni non sono mai il male. Volerle evitare ad ogni costo, sulla base di una pretesa esigenza del paese pare una brutta piega.
Per quello che vale, sono preoccupato.

Perché c’è questo disamore per la sinistra?
Una mia amica mi ha fatto, o piuttosto si è fatta, la seguente domanda: come mai la gente detesta la sinistra? Un sentimento che coinvolge soprattutto i giovani?
Non ho particolari capacità per rispondere a questa domanda, ma la stessa dovrebbe fare riflettere tutti, e mi ha fatto riflettere. Vorrei elencare quelli che possono essere degli indizi, non avendo chiaro, neanche, che peso dare a ciascun indizio:
-        si potrebbe argomentare che viviamo in un paese di destra e quindi la sinistra non può essere apprezzata. Sarebbe una semplificazione non corretta, anche perché c’è stato un periodo, in questo paese, che il sentire maggioritario  del paese (anche se diviso in correnti e sottocorrenti) era di sinistra. E della sinistra si aspettava il cambiamento;
-        c'è, mi pare di capire, un cambiamento di prospettiva: il sistema capitalista, proprio nel momento della sua massima crisi, pare perpetuo e quasi “naturale”. Può essere aggiustato, riformato, ecc. ma non attraverso un mutamento del  regime sociale di produzione, ma attraverso l'impegno individuale dei cambiamenti di comportamento. Utili (chiudere il rubinetto quando ci si fa la barba, il Km zero, gli acquisti solidali, ecc.) che sono scelti da molti,  ma che non incidono sul regime sociale di produzione e sulla struttura di potere nella e sulla società. Si tratta di un punto di vista sicuramente democratico, anche progressista, ma non di sinistra. In quest'ambito tutte le dichiarazioni della fine delle ideologie, della evanescenza di destra e sinistra, e simili (il prof. Monti su questo ha battuto e ribattuto), fa si che la “gente” non è che detesta la sinistra, ma crede di non aver bisogno più di un'analisi della società e dei suoi meccanismi di potere (tipica l'idea che bisogna salvare l'ITALIA, mentre non ci si preoccupa degli italiani); 
-        il PD, pur nella sequela di nomi cambiati, rappresenta l’unico partito che è sopravvissuto alla I Repubblica, spazzata via dalla corruzione e dalle sue conseguenze (Mani pulite). Si tratta di un marchio che è difficile cancellare e che rende diffidenti soprattutto le nuove generazioni perché a torto o ragione rappresenta la sinistra (non l'unica  ma sicuramente la più consistente). Da questo punto di vista associare il PD al governo del paese, e quindi responsabile di tutti i suoi mali, è falsa nel dato di fatto (il PCI e i comunisti non hanno governato mai, e quando una versione adulterata  ha governato si è fatto di tutto, compresa l’acquisto di senatori, per farla cadere), ma in un certo modo lato è vera in quanto unico rappresentante dei partiti che hanno governato l’Italia nel secondo dopoguerra fino alla caduta della I Repubblica. Quindi responsabile del passato che ha prodotto la trasformazione del paese,  che oggi non ci piace più;
-          una propaganda martellante contro il pericolo comunista (paradossalmente tirata fuori anche nell’ultima campagna elettorale) si deposita nelle coscienze semplici o ignare, come una verità di cui aver paura. Non il comunismo come sinonimo di libertà ed equità, ma piuttosto di oppressione viene visto come un pericolo e come tale percepito anche se il comunismo sembra difficile da trovare tra le forze politiche di sinistra. Si tratta di un fantasma agitato e che fa paura;
-          sia il PCI nei suoi diversi nomi, che la nuova sinistra, la sinistra radicale, extra-parlamentare , ecc. non hanno saputo, voluto, controbattere la  propaganda che li dipingeva coma illibertari e oppressivi, mentre cercavano di fondare le proprie ragioni nella propria esistenza, dimentichi che la battaglia delle idee è fondamentale nella lotta politica;
-          la sinistra estrema, nelle sue diverse versioni, non è riuscita a costruire un blocco attraente, consistente e appassionante, mentre le giuste discussioni teoriche e teoretiche (e anche storiche) invece di alimentare un dibattito verso il rinnovamento del pensiero, e il rinnovamento delle espressioni, hanno costituito le variabili di una continua divisione;
-          il pensiero politico, economico e sociale della sinistra necessitava di un “aggiornamento” che facesse i compiti con le trasformazioni della società. Ma di questo aggiornamento non c’è traccia, neanche quando si è alzata la bandiera della “rifondazione”. Ma c’è di più il mancato rinnovamento ha condiviso con una sostanziale acquisizione del pensiero unico,. Nonostante gli anatemi. Non solo il Capitalismo è sembrato vittorioso (ora si ha qualche dubbio) ma anche il pensiero che lo caratterizzava è diventato comune;
-          si è continuato a parlare della necessità del rinnovamento della “forma partito”, con la conseguenza che si è buttato a mare la vecchia forma, che era un collegamento diretto con la società, una forma di ascolto, una forma di comunicazione e di formazione in comune, mentre non si è costruito niente di nuovo. Il tutto si è caratterizzato con uno smantellamento.
La variabile organizzativa e di pensiero  hanno da una parte reso impermeabile il partito alla domanda della società e i militanti, sempre meno, degli stranieri nel loro paese.
Nonostante il disamore per la sinistra organizzata il paese esprime domande le cui risposte si possono trovare s olo a  “sinistra”, ma la sinistra politica in generale fa fatica a sentirle. Forse le elezioni recenti hanno aperto occhi e orecchie. Speriamo.

La visita fiscale           
Grande scandalo nel PDL, ma non solo, per la decisione del tribunale di verificare l'attendibilità dell'indisponibilità di Silvio Berlusconi per malattia con una visita fiscale. Le parole usate contro  i giudici, ma anche contro i medici (definiti nazisti da Cicchitto), non sono degne da rappresentati del popolo. La manifestazione programma contro o giudici e le altre iniziative di cui parlano i giornali, vanno dal folclore all'eversione, ma in realtà sono un estremo tentativo, di una grande forza politica, di serrare le fila essendo sull'orlo del suo sfascio.
Ma non si capisce dove stia lo scandalo: a) Berlusconi è accreditato come un bugiardo compulsivo; b) Berlusconi e i suoi avvocati hanno fatto delle decadenza dei termini l'arma fondamentale di difesa legale (leggi ad personam comprese); c) qualsiasi capo ufficio, dal comune all'università,  può inviare la visita fiscale all'impiegata/o che si assenta per malattia (in periodo di critica alla “casta” non pare opportuno fare differenze).
In sostanza il Tribunale ha mostrato di avere dei dubbi  circa le motivazione avanzate  dall'inquisito per la sua indisponibilità, per liberarsi del dubbio ordina una verifica d'ufficio. Niente di più e niente di meno. I medici legali riconoscono la malattia ma non reputano giustificata l'indisponibilità. Il dubbio è tolto e Berlusconi vada in tribunale.
Il Cavaliere si è offeso? si è sentito umiliato perché trattato come una dattilografa? Capisco l'ego ferito, ma appunto problemi di ego, le regole sono altre.

Citazione: nel bene e nel male

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 3 marzo 2013
“Non vi è dubbio che spetterà ai nuovi eletti, liberi da ogni condizionamento di cesarismo, decidere le linee e le scelte democratiche in Parlamento, sia per la formazione di un Governo stabile, si per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, nella loro assoluta indipendenza, autonomia e responsabilità istituzionale…  Non è un caso che l’attuale situazione italiana, pur insieme ad altri gravi problemi,mostri come dato peggiore la disoccupazione giovanile, che è salita all’incredibile percentuale del 38,7 per cento. Il nuovo Parlamento e il Capo dello Stato non hanno alternative nella scelta di un governo politico, che affronti senza procrastinare questo problema, per evitare che la vecchia lotta di classe tra capitalisti e proletari si trasformi invece in una cruenta, anche socialmente pericolosa, lotta di classe tra generazioni, cioè adulti e giovani disoccupati” 

Josephe Stiglitz, La Repubblica, 5 marzo 2013   
“Il divario tra ciò che i nostri sistemi economici e politici dovrebbero fare e ciò che effettivamente fanno è diventato troppo ampio per poterlo ignorare. I governi del mondo non stavano affrontando i problemi economici cruciali, come la persistente disoccupazione e, mentre i valori universali dell’equità venivano sacrificati all’avidità di pochi, nonostante la retorica del contrario, il senso di giustizia si è trasformato nella sensazione di essere stati traditi”.  
                                                                                                                                                                                                                                                                                            
Matteo Orfini, La Repubblica, 6 marzo 2013   
“Si può immaginare tutto. Ma il PD dovrà stare in maggioranza dove ci sia il Movimento 5 stelle. Grillo non si sottragga”

Beppe Grillo, Repubblica, 7 marzo 2013
Vogliamo il 100% del Parlamento, non il 20 o il 25% o il 30% - ha detto -. Quando il movimento otterrà il 100% e i cittadini saranno diventati lo Stato, il Movimento non avrà più bisogno di esistere. L'obbiettivo è scioglierci” (il Movimento si scioglie e il 100% degli eletti dal popolo continuano a governare in assenza di ogni opposizione?)

Ada Gobetti, moglie di Piero Gobetti, La Repubblica, 7 marzo, 2013
“Se la vita non mi avesse ridotta a trent’anni così disperatamente vecchia e sola, se nel mio domani ci fosse ancora la possibilità di una speranza o di un sorriso, oggi vorrei fabbricare, per la mia gioia, qualche impossibile sogno”.

Silvio Berlusconi, Corriere della Sera, 10 marzo 2013
 “Vogliono farmi finire come Craxi” (La storia d'Italia è piene di patrioti perseguitati – Silvio Pellico, per tutti – non mi pare felice il paragone scelto, certo un suo amico, ma anche un politico  che ha subito due condanne definitive per corruzione )  

Andrea Fumagalli, Alfabeta 2, mese di marzo 2013
“Oggi l'emergenza è data dalla stessa crisi dei mercati finanziari e degli Stati europei. Diremo di più: la crisi diventa strumento di governance e quindi crisi permanente. Ciò significa  che l'emergenza è finita: la crisi diventa norma”.

sabato 2 marzo 2013

Diario 213



Diario 213
25 febbraio -3 marzo 2013
·         La prova
·         Il referendum
·         Due, tre cose che sapevo e di cui ora dubito e non solo ….
·         Il prossimo Presidente del consiglio    
·         La corruzione
·         Le griffe, per chi?
·         Citazioni: nel bene e nel male: (Dario Fo, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Antonio Ingroia, Nichi Vendola)

La prova
I rappresentanti politici, vecchi e nuovi, sono davanti alla prova della loro vita,  della loro credibilità e per la speranza del paese. Il paese si aspetta soluzioni ai suoi guai, che si chiama recessione. Il modello di produzione si può correggere, ma abbiamo bisogno di lavoro per i giovani e i disoccupati, ricerca scientifica e tecnologica per il futuro, salvaguardia del territorio per la sopravvivenza, possibilità di far contare la gente attraverso un intreccio fecondo di democrazia delegata e diretta, la crescita del mezzogiorno, la ristrutturazione del debito sovrano, un welfare più ampio ed equilibrato, un impegno a modificare lo stato della UE.
Questo gli italiani si aspettano, per chiunque hanno votato, sia per chi si è fatto influenzare da proposte false del centro destra (anche loro hanno i figli senza prospettiva), sia per chi ha votato per un centro sinistra, forse poco risoluto, ma centrale per il cambiamento, sia per chi ha votato per un cambiamento, almeno a parole, più radicale. Questa osservazione non si spende per una “grande coalizione”, impossibile e deleteria, ma per una soluzione di governo che affronti le questioni strutturali e sovrastrutturali.
Abbiamo bisogno di maggiore e migliore democrazia, aspiriamo a maggiore libertà, crediamo nella possibilità di una equità sociale ed economica.
Se questo sbocco non sarà garantito, sia per vecchi vizi e giochetti, sia per nuove ambizioni, vedo nero sul piano economico, sociale, istituzionale e culturale. Le deriva autoritarie non sono mai tramontate, esorcizzarle, prevenirle, combatterle sta nel dna della democrazia.
Credo che ci sia l’intelligenza per superare la prova, se così non fosse, poveri noi.  


Il referendum
Al referendum lanciato nel “diario eccezionale”, che proponeva Vendola come capo del governo, come forse l’unico del centro sinistra in grado di dialogare con il Movimento 5 stelle, ha risposto il 30% degli amici che ricevono il diario. Sono state risposte molto articolate soprattutto di chi ha votato per il no (alcuni di voi hanno ricevuto le risposte ma non tutti, infatti  la lista è divisa in 8 gruppi, perché alcuni  hanno dei programmi che rifiuta la posta inviata con molti  indirizzi).
Le risposte sono state spesso accompagnati con ragionamenti politici interessanti. Ringrazio tutti; i risultati sono:
40% per il SI; 40% per il no e  20 % risposte molte articolate ma senza prendere posizione.
Ringrazio tutti   

Due, tre cose che sapevo e di cui ora dubito e non solo ….
1.       Sempre più sento parlare di un cambiamento politico fondato sull’impegno dei cittadini organizzati in molteplici e differenti gruppi, comitati, consigli, ecc. Da una parte sono totalmente d’accordo, ma trovo che quelli con i capelli bianchi hanno corta memoria.  C’è stato un tempo nel quale il tessuto politico italiano brulicava di comitati e consigli e anche di gruppi che arrivavano alla “pratica dell’obiettivo” (autoriduzione, controllo dei ritmi di lavoro ecc.). Una forza notevole spazzata via, a ragione del fatto che per sordità dei “corpi intermedi” (i partiti) questi ultimi non si sono riformati e non hanno accolto la “pretesa” di democrazia che veniva da tutte queste forme di organizzazione spontanee.
Deduco che l’attenzione ai corpi intermedi non sia risolvibile nel “tutti a casa”, né nella resistenza degli stessi. Si tratta di un passaggio fondamentale, adatto a promuovere l’intreccio stretto tra democrazia delegata e democrazia diretta.
2.       L’indicare la necessità di riformare  il “costo” della politica e i privilegi della così detta “casta”, è importante, ma per quanto importante c’è dell’altro a cui pensare. Ma mentre su questi temi si è molto precisi (si fa per dire) sugli altri solo vaghezze. Nel mentre i dati economici: occupazione, disoccupazione, Pil, consumi, ecc. ci parlano una lingua drammatica.
3.       Dai discorsi che sento sembra che tutto il potere nel nostro paese sia concentrato nel Parlamento. Ma è proprio così? O ci sono altri e più forti poteri? Se si come si aggrediscono?
4.       Del debito sovrano si parla molto poco. La sua ristrutturazione è fondamentale. Le strade, a parte quella di ”non pagare”, che non mi pare raccolga  neanche una minoranza consistete, sono due: a) rinnovare automaticamente  il debito alla scadenza, senza il giochetto di acquisire un nuovo debito per pagare quello vecchio; b) bloccare il rimborso  del debito e degli interessi per i prossimi 3-5 anni. Non si capisce perché la situazione deve colpire i pensionati, gli impiegati pubblici, come si dice, i disoccupati, ecc. e non chi ha fatto un investimento …  improvvido.

Il prossimo Presidente del consiglio    
La politica italiana non è stata mai nelle spine circa il “prossimo” presidente del consiglio. Oggi assomiglia molto al Conclave per l’elezione del papa.  I candidati si sprecano, messi in fila non promettono niente di buono: Bersani (il naturale); Grillo (il finto pretendente, o no?); Monti (legato alla poltrona); Vendola (l’improbabile); Renzi (dice no, ma gli piacerebbe);  Amato (povero, non manca mai); un “tecnico” (del mistero); Napolitano (attraverso un giro molto improbabile); Barca (pulito e serio);  
Potrei continuare, ma sembra uno scherzo, mentre la situazione è preoccupante. C’è la sofferenza della gente, i giovani che aspirano a qualcosa, ecc.
Tutti si dicono angosciati, preoccupati, si richiamano alla necessità di fare presto, ma l’unica cosa che succede è … incertezza.

La corruzione
Berlusconi ha corrotto il senatore De Gregorio per fare cadere il governo Prodi. Ma no! Non ci posso credere che venga fuori ora; era noto, si era detto e stradetto, e non è il solo. Oggi il senatore confessa e il PDL grida contro i magistrati. Un film visto e rivisto, fino a quando, no ne possiamo più.

 Le griffe, per chi?
La moda è un settore rilevante dell’economia, e per quanto riguarda il ostro paese è  l’unico settore che cammina e che esporta.  Bene. Ma il settore nel suo complesso chi “serve”? Il rischio di moralismo è molto forte, ma nel momento in cui da più parti si discute delle finalità del sistema di produzione, della necessità di rivedere i determinanti del sistema economico e sociale; nel momento in cui appare socialmente e politicamente insopportabile una società divisa tra un 1% che tutto può e tutto può avere e un 99% sottoposto a continue vessazioni, a continue tosature della proprie possibilità, forse una qualche riflessione si può fare.
Volevo elencare, assumendole dai due supplementi dedicate alle “donne” dai due maggiori quotidiani italiani, ma mi sono accorto che ci volevano due pagine di questo diario, allora ripiego solo sui numeri.
Le griffe, destinate esclusivamente alla produzione di abiti e accessori, quindi escludendo i produttori puri di profumi, belletti, creme, ecc., risultano, dalla pubblicità apparse in queste due supplementi ben 81. Di queste solo 4 appartengono a griffe che producono oggetti accessibili ai più, mentre tutta la restante produzione è esclusa che possa essere acquistata dalla segretaria d’azienda, anche da una media professionista, per non parlare delle altre categorie sociali. Certo si può fare un sacrificio per un acquisto fuori del proprio bilancio, ma appunto un’eccezione.
La concorrenza nel settore è spietata, ma non avviene sul prezzo, che invece riveste un carattere marginale, ma sull’estetica (non poche volte volgare e banale) e soprattutto sulla capacità di richiamare l’attenzione, di fidelizzare la clientela (con scarso esito in generale), e questa è la benedizione per le riviste di moda che si riempiono di annunzi pubblicitari.
Una schiera di stilisti, di modelliste, di operai/e altamente specializzate si dedicano a soddisfare l’esigenza di esibirsi di una modesta schiera (di numero, ma spesso anche di altro) di persone.
Ma come se non bastasse nel settore si nasconde una grande quantità di lavoro nero e di sfruttamento, un costo eccessivo di pubblicità, ecc.
Un tempo l’Italia la faceva da padrone, oggi i nomi sono rimasti ma la proprietà è trasmigrata in altre casseforti.
Ha senso? Non propugno un popolo in divisa, né un’omogeneità di vestiti, ciascuno si vesta (e si svesta) come vuole, ma è necessario un apparato produttivo di questa dimensione? Del resto una certa quota  di quel 99% che non può accedere alle griffe si veste (anche con poca spesa) come pensa sia meglio,  come crede di esprimere meglio la propria personalità. Riferirsi alle griffe è proprio mancanza di fantasia, di personalità e di creatività. Non sto sostenendo che tutta la produzione griffata è banale o esagerato, ci sono anche delle cose” belle” e attraenti, ma mi pare che nel momento in cui si parla di un nuovo sistema di produzione, questo non può riguardare solo l’energia rinnovabile, a ma forse anche questo settore e la strada è la distribuzione del reddito.
Che questo settore non senta la crisi, anzi si espande, è una dimostrazione della stortura della crisi stessa: punisce la maggioranza ma arricchisce una minoranza, che non trova di meglio che vestirsi griffata. Per questo è necessario combattere la crisi e i suoi effetti.          

Citazioni: nel bene e nel male

Dario Fo, La Repubblica, 26 febbraio 2013
“Cinque stelle è pronto a ragionare con la sinistra per fare le cose che gli italiani chiedono da anni”

Silvio Berlusconi, La Repubblica, 26 febbraio 2013
“è chiaroi che le carte a questo giro le do io”  (i bari sempre vogliono dare le carte)

Mario Monti, La Repubblica, 26 febbraio 2013
“Considerando il quadro attuale abbiamo acquisito se possibile più rilievo” (capisco lo sconforto, ma la realtà gli è indifferente?) 

Antonio Ingroia, La Repubblica, 26 febbraio 2013
“La nostra sconfitta è frutto delle scelte suicide del centro sinistra” (e va bene, ma un poco, un poco solo di autocritica no, quella no)

Nichi Vendola, La Repubblica, 26 febbraio 2013
“Grillo è un interlocutore necessario. L’Italia crepa e con il Movimento 5 stelle è possibile una discussione feconda”