domenica 8 marzo 2015

Come si governa senza un progetto?

Come si governa senza un progetto?

Diario n. 283

1,2,3,4,5 pagine di intervista sul nuovo Espresso e Matteo Renzi, nostro Presidente del consiglio dei Ministri, è riuscito a non dire niente. Un preoccupante e tragico vuoto pneumatico.
Non ha detto niente per riservatezza? Non si può dire che sia riservato. Non ha detto nulla per modestia? Il nostro giovane capo del governo non ha il difetto della modestia. Non ha detto nulla sul futuro del nostro paese, perché è privo di idee che non sia quella di farci usare l’I-Phone per le pratiche amministrative. Una versione moderna di far viaggiare i treni in orario.
Da un Presidente, con una maggioranza mostruosa (al netto delle divergenze interne), ci si aspetta, mi aspetto che dica: caro cittadino, elettore, amico, compagno, comunque voglia chiamarci, io lavoro perché il nostro paese, nella tempesta economica, della politica internazionale e della guerra, si trasformi secondo queste linee.
Dove saremmo tra dieci anni non lo sa lui e non lo sa nessuno, ma potrebbe dirmi che sentiero di sviluppo sociale, economico e culturale ha imboccato e con quale prospettiva. Niente, niente, niente.
Con riferimento alla divisione nel PD, gli è stato chiesto  quale considererebbe la “sua” parte: risponde che è il PD del 41% un risultato che è stato “il tentativo di dipingere un’idea dell’Italia”. Ecco siamo alla prospettiva, uno pensa: “L’Italia paese della speranza, in cui tutto è ancora possibile”. Ma la speranza è un progetto politico?
L’idea di politica di Renzi è tutta … comunicazione. Per questo è preoccupato per il PD: “da parte nostra è una comunicazione schizofrenica”, non gli viene in mente che non si tratta di schizofrenia, ma di posizioni politiche diverse, per Renzi questo è incomprensibile.
Il tema della riforma dello Stato sembra stare molto a cuore a Renzi. Ma nel suo elenco troviamo cose importanti, anche se complesse e non prive di contraddizioni, e cose di senso comune ma la cui gestione deve essere più che attenta per evitare disastri. Secondo Renzi, le questioni di fondo sono il superamento del Senato e delle provincie, mentre contemporaneamente si punta sull’innovazione tecnologica. Riorganizzare i “quattro corpi della di polizia”, evitare le duplicazioni e poi il progetto: “il modello della Pubblica Amministrazione  per i cittadini è l’i-Phon: una schermata con un unico codice e tante applicazioni”. Si potrebbe avanzare il dubbio c he il nostro presidente del consiglio conosca poco lo stato del paese, ma lasciamo andare, quello che preoccupa e l’improvvisazione, la necessità dell’annunzio schioccante, insomma la comunicazione. Il caso esemplare è quello della cancellazione delle Provincie. Nello stesso numero dell’Espresso un’inchiesta su quale siano gli esisti di questa riforma già varata è sconcertate: inettitudine, mancanza di fondi, o mancanza di professionalità, o mancanza di indirizzo. Un obiettivo assolutamente necessario sta finendo in malora e in sperperi.
Il trionfalismo inutile, il bla bla continuo, la mancanza di una idea di società, che non sia la banale (il che non vuol dire facile) aggiustamento e correzioni di quello che non funziona, non paiono una prospettiva a cui dare fiducia.
L’ottimismo per qualche dato economico meno drammatico, la difesa del mercato che tende a costruire sempre più grandi centri di potere, la mistificazione sulle cause di questa lunghissima crisi, l’assenza di una qualche idea di risoluzione, il dominio assoluto dell’economia sulla società, lasciano esterrefatti. Si è spesso scritto che qualche miglioramento modesto si sarebbe potuto presentare, ma la situazione resta diretta da forze (la finanza internazionale) sulle quali la politica non ha voglia di intervenire. Questa è come il gatto di casa, si accuccia, fa le fuse, ma è completamente dipendente.  I “padroni” ci lasceranno respirare, hanno bisogno che riprendiamo un po’ di forza, per poi  tornare a tosarci.