lunedì 28 dicembre 2015

Movimenti sociali e trasformazione urbana, un libro di Oriol Nel-lo

Oriol Nel-lo, La ciudad en movimiento. Crisis social y respuesta ciudadana, Diaz e Pons  editores, Madrid, 2015, pp. 205 (il libro sarà presto disponibile in edizione italiana)


Dei molteplici aspetti del pensiero di Oriol Nel-lo quello del rapporto tra conflitti sociali e territoriali e la città (sua organizzazione, sua vitalità, sua capacità di innovare, ecc.) costituisce un punto di grande rilievo. Su questo tema ha pubblicato altri saggi e articoli tra i quali voglio ricordare soltanto Aquí, no! Els conflicttes territorials a Catalunya, del 2003,  ma in questo libretto (in sedicesimo) si coglie uno sforzo teorico di rilievo meritevole di attenzione e di riflessione. La questione dei movimenti sociali non solo viene inserita nella fase attuale di crisi economica, ma si prendono in considerazione le forme e i contenuti che i recenti movimenti esprimono. Qui un primo punto di rilievo, l’autore non assume acriticamente le nuove forme e i nuovi contenuti delle più recenti lotte, ma ne analizza le potenzialità, ne mette in luce le contraddizioni, e le inserisce come elemento di una trasformazione completa della città, della politica e delle istituzioni. La fiducia nel cittadino di costruire il suo propri destino è una costante di tutto il volume, le considerazioni critiche o le perplessità non sfociano in una incertezza di quella che non è una speranza ma una prospettiva. Anche quando il ragionamento si fa più critico, circa gli effetti di alcune iniziative a generare posizioni non condivisibile, come il localismo, l’autore mette a frutto la sua esperienza e capacità di ricercatore e politico per individuare le ragioni di eventuali derive, ma soprattutto mette in evidenza alcuni errori di valutazione.
Per capirci forse è utile iniziare dalla parte finale del volume, quella che si riferisce in particolare a Barcellona. L’autore si domanda come mai nonostante che Barcellona, che negli ultimi quaranta anni abbia goduto di una forte miglioramento della qualità della vita, nella qualità dei servizi, nella politica redistributiva, si presenti, paradossalmente, come una città nella quale il movimento urbano è tra i più vigorosi della Spagna e dell’Europa, e così capace di innovazione?   
Nel-lo fornisce una risposta articolata. Intanto rifiuta una visione semplificata dei movimenti urbani, si tratta di movimenti mutabili e complessi e formati da gruppi sociali ciascuno dei quali ha propri obiettivi (gli studenti, i gruppi di difesa del territorio, il movimento indipendentista, le azioni di innovazione sociale), ma che riescono in qualche modo a dialogare  e la loro integrazione pone rilevantemente il problema della trasformazione della città. Inoltre l’interpretazione destra/sinistra, nazionalista spagnola/catalana, risulta inadeguata. I gruppi non sono “compartimenti stagni”, ma esistono forte interazioni e le posizioni politiche si mischiano a livello sociale, dell’ambito delle iniziative di lotta, nella sperimentazione di nuove forme di socialità. In terzo luogo gli obiettivi dei diversi movimenti pongono esplicitamente o implicitamente tre questioni tutte rilevanti nella trasformazione della città: il patrimonio collettivo, la giustizia spaziale, la qualità della democrazia. Bisogna inoltre considerare la relazione che esiste tra i movimenti urbani e le istituzioni, nessun movimento che voglia realizzare i propri obiettivi può fare a meno, sostiene l’autore,  di “conquistarsi uno spazio istituzionale”. Infine, ed è l’aspetto decisivo: il carattere permanente del conflitto, sua presenza sostanziale e continuativa nella vita urbana.    
Con questa lettura articolata che guarda agli obiettivi, alla permeabilità dei movimenti, alla possibilità di riportare a unità l’articolazione degli obiettivi, allora la situazione di Barcellona più che essere paradossale costituisce una lezione.
Ma vale la pena di tornare all’inizio del volume per dare conto delle tematiche affrontate  a cominciare dal titolo: Città in movimento che mi pare alludo insieme a due concetti da una parte che la città non è ferma, stabile e immutabile, ma in continua trasformazione, e dall’altra parte fa riferimento all’esito dei movimenti nel determinare la trasformabilità della città. Ma il sotto titolo è fortemente indicativo Crisi sociale e risposta dei cittadini si tratta non solo di una precisazione circa la collocazione nella fase attuale di crisi delle riflessione, ma anche di un’opzione di politica generale e urbanistica.
Il volume è organizzato in tre parti. La prima riguarda la relazione tra la crisi economica e la città: La città nella crisi (Urbanismo della crisi; L’importanza dello spazio nella crisi; Aumento delle diseguaglianze e dimissione dello stato; L’economia morale della moltitudine; Il pericolo del provincialismo spaziale; La competitività territoriale e la città marchio; Il rinascimento del luogo e l’esaltazione del nazionalismo; Il futuro non è scritto). La seconda riguarda i movimenti: Cittadini in movimento (Lo spazio legato al tempo; Le nuove forme di azione collettiva; Patrimonio collettivo e beni comuni; Una nuova tragedia dei beni comuni?; La questione della giustizia spaziale; I movimenti di difesa del territorio; L’emergenza dell’azione per l’innovazione sociale; Da la denunzia alla proposta). La terza, come già osservato riguarda  Barcellona (Per una geografia politica della città; Trasformazione urbana e movimento dei cittadini; Dalla difesa del territorio all’alternativa ambientale; Dal diritto di decidere all’indipendenza; Dalla solidarietà alla giustizia sociale).
L’ispirazione ideale, ma anche politica, ma non meno di ricerca e di riflessione è chiaramente espressa all’inizio del volume: “Costruirsi la propria vita, costruirla collettivamente difronte alle condizioni avverse, costruirla insieme agli altri precisamente perché le condizioni sono avverse; questa è, senza dubbio, una delle principali aspirazioni di tutto il movimento sociale urbano, il quale movimento prende corpo quando, nella città, persone comuni – costruttori di macchine, di ponti, di alimenti e di ogni altra cosa – decidono di prendere il proprio destino nelle loro mani, a volte carichi di indignazione, a volte di speranza, ma spesso di ambedue i sentimenti.”
I movimenti sociali urbani si distinguono, rispetto ad altre azioni collettive perché pongono la questione urbana (residenza, servizi collettivi, spazio pubblico, ambiente) al centro della lotta.
L’idea di Nel-lo, per quello che vale da me condivisa,  è che la dinamica urbana subisce una rilevante influenza dai movimenti sociali urbani. La città è un organismo complesso e contradittorio, alle realizzazione della quale concorrono il potere istituzionale, i diversi poteri economici, i tecnici, la stessa azione culturale. Ma di questo groviglio di interessi e di interventi i movimenti sociali urbani mettono in luce le contraddizioni, la diversa distribuzione dei vantaggi, la sperequazione nella dotazione dei servizi e delle condizioni di buon vivere, la segregazione, il degrado fisico e ambientale. Ma non si tratta solo di denunzia, ma di un’azione concreta per cambiare le cose.
A questo scopo il testo  si muove su due livelli fortemente intrecciati, da un parte le specifiche condizioni di vita urbana oggi dentro la crisi, dall’altra la reale consistenza dei movimenti urbani, il loro ruolo, la loro più o meno rilevante efficacia.
Ma anche nella parte che riguarda l’analisi della città nella crisi, oltre a mettere in evidenza l’aumento delle sperequazioni, i processi di segregazione, la fuga dello Stato dalle propri responsabilità, l’autore rileva come i germi della crisi possono far maturare pericolose soluzioni e  reazioni. Non condivide il processo di esaltazione dei “luoghi”, fino a farne dei “marchi” e sviluppare una concorrenza tra le città, ma lo preoccupa anche l’esaltazione del localismo e del nazionalismo.
Così come se i movimenti sociali urbani possono essere positivamente giudicati, questo non esclude una loro analisi critica. Non si tratta della ricerca del pelo nell’uovo, ma piuttosto di un atteggiamento politico attento agli esiti, all’evoluzione delle esperienze, al ruolo che di fatto possono giocare nella trasformazione della città.
Così nell’analisi del movimento per i beni comuni, molto sostenuto nel nostro paese, e quelle delle esperienze di innovazione sociale, l’autore ne assume tutto il carico innovativo, ma ne mette in evidenza limiti e contradizioni.  
In conclusione l’autore se da una parte considera i movimenti sociali urbani fondamentali per la trasformazione della città in questa fase di restringimento delle possibilità, della privazione di risorse, della sempre più marcata diseguaglianza e, in sostanza, anche di crisi delle democrazia, dall’altra parte prende atto che i movimenti come si presentano in Europa e soprattutto nell’Europa del sud, non mostrano ancora quella capacità che la situazione richiederebbe. Le pratiche di innovazione sociale, la difesa di situazioni particolari, e le articolate e variegate (ma spesso frammentate) iniziative, per poter diventare “movimento” devono esprimere una forte capacità di cambiar, come hanno iniziato a fare, la loro natura: da difensivi, come richiesto dalla crisi economica, devono diventare offensive e devono assumere il carattere fondamentalmente politico, anche perché sono politiche le questioni che pongono (equità e democrazia).
Volendo fare una sintesi mi pare come il libro di Oriol Nelo-lo sia molto apprezzabile perché, in modo sintetico, ma estremamente chiaro, da una parte fa vedere come la crisi economica esasperi  le questioni antiche e ne fa nascere di nuove circa la qualità della vita urbane; dall’altra parte analizza “cosa si muove” nei movimenti in ambito urbano, mettendone in evidenza virtù e limiti, e, infine,  chiarisce che per affrontare le questioni che la crisi pone e che i movimenti si pongono,  è necessario integrare le varie esperienze e, soprattutto, che il movimento assuma  carattere eminentemente politico. Ma non si tratta di una posizione da “grillo parlante” quanto piuttosto di una ragionamento affidato ad affilati strumenti di analisi e alla capacità di aderire ai movimenti senza abbandonare la capacità critica che rende tutto trasparente.


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